il tuo tempo. Macchinari lasciati a fabbricar da soli
nuvole pensanti, giacche di oltre cent’anni indietro,
e le ombre degli orologi, ferme al battito indifferente.
Tu hai spedito lettere, senza nessun messaggio, senza
destinatario alcuno, ma per amore disperato e solo,
e per questa indifferenza, che l’uomo si trascina in sé
e per se stesso se in sé medita figure amiche. Ma non
ci sono, anzi: nascoste viaggiano per millenni, e forse
quando arrivano, sono stanche, si lasciano pascolare.
Si sfasciano per altri millenni, così corrose e mute
da sembrare fantasmi in chi le avverte. Così tu hai
detto: serviranno poche coscienze, e a piccole dosi,
per far sì che il mio Dio mi presenti a me stesso,
e buio in me trovi speranza, che un suo messaggio
sia stato rinvenuto. Così è questa corrispondenza,
un continuo vagabondare tra fiato e pietra grezza,
tra uno stare sordo e un rumore accanito, proprio
dietro queste tempie. E allora la tua grotta di sole onde
sonore, questo tuo mare invisibile attraversa le cieche
sponde di un bambino, che ha delle forbici in mano.
Tu hai fatto il gioco di svanire, chiaro quanto in sogno
è sembrare di esser stati vivi, come anche futuri,
ma in sogno ciò che appare è per sempre, così come
per un rantolo di nero, e queste nuvole pesanti
che son vecchie, ora sono tue soltanto, mio invece
è il male di guardarle cieco, e non poterti dire niente
altro. Ti scriverò una lettera di vento, qualche anno
addietro già l’ho scritta. Te l’ho inviata? So che leggerai.
Alfonso Guida
Anch'io stavo pensando a Melquíades ( ed era un'invocazione )
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