Sylvia Plath
sabato 27 gennaio 2018
La realtà è quella che mi invento. È quella in cui ho detto di credere. Poi guardo l’inferno dove sto a crogiolarmi, i nervi paralizzati, incapace d’agire - paura, invidia, odio: tutte le emozioni che corrodono le mie fragili budella. Tempo, esperienza: un’ondata gigantesca che s’abbatte su di me con la forza di una marea che mi affoga, mi affoga. Come riuscirò mai a trovare la stabilità, il legame tra passato e futuro, il contatto con gli altri esseri umani che tanto desidero? Potrò mai accettare in tutta onestà una soluzione imposta artificialmente? Come faccio a dare un senso, come faccio a razionalizzare quello che resta della mia vita?
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“Accettare un vuoto in se stessi e’ un fatto soprannaturale.Dove trovare l’energia per un atto privo di contropartita? L’energia deve venire da un altrove. E pero’ occorre innanzitutto uno strappo, un qualcosa di disperato occorre innanzitutto che il vuoto si crei.Deve esistere un tempo senza ricompensa, né naturale né soprannaturale”
RispondiEliminaSimone Weil ( l`ombra e la grazia)