sabato 12 gennaio 2019

Guardami: sono nuda
Dall’inquieto
languore della mia capigliatura
alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color d’avorio
Guarda: pallida è la carne mia
Si direbbe che il sangue non vi scorra
Rosso non ne traspare
Solo un languido
palpito azzurro sfuma in mezzo al petto
Vedi come incavato ho il ventre
Incerta
è la curva dei fianchi, ma i ginocchi
e le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
del bagno bianco
e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà
E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.


Canto della mia nudità, Antonia Pozzi

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