lunedì 5 febbraio 2018

aestella, esistono istanti che sostengono tutto il pensiero, tutta la vita fino a questo momento in cui forse mi leggi,
esistono solo essi, sono come colori e pennelli posati in sogno da noi stessi sulla tela, crittogrammi per la nostra lingua nascosta, come ognuno tiene dentro un'ecolalia sua, e tu avrai la tua che non intendo ma tu sola sai decifrare e solo talvolta apri il quaderno e mi spieghi e mai fino in fondo riusciremo a dirci tutto, le migliori intenzioni che mettiamo, lo sforzo che facciamo non basteranno e ci sentiremo contusi di non riuscire a mantenere la promessa di sincerità che sempre si crede di fare a chi si ama, ma occorre prudenza nel crederci veri amanti, trasparenti, non siamo che alfabeti disordinati, più e più alfabeti mischiati, una babele che tentiamo continuamente di trasformare in una città,
in una planimetria di vie e piazzette e in uno di questi spartitraffico che nessuno nota mi è successo di vederti come si scorge un airone bianco nei campi invernali, stregata visione immobile e animatissima nell'occhio rosso, uno stop di mezzo secondo, un ictus nella circolazione continua e continua del sangue che non fa rumore ma ci scuote come sassi in un barattolo di latta, ecco, sono fatta di questo incontro, di questa malattia contratta nel nucleo di ogni globulo, un parassita che nutro maternamente e pazientemente e che è la bellezza a prima vista di te, un per sempre tracciato nel finito, un rombo dal fondo della terra mentre tutto intorno dorme, tu sei questo e mi hai rovesciato la vita.

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