giovedì 23 novembre 2017

I tuoi occhi son come la giovinezza 
grandi, perduti, lasciano il mondo. 
Potrebbero dirti morta senza rumore 
e incamminare su te il cielo, 
passo a passo, seguendo l’alba. 
Tu sei l’amore da portare in braccio
di corsa fino al vento, sino al mare,
e dirti fredda da scaldare al fuoco
e dirti triste coi capelli neri
da pettinare eternamente, è come
deporti nel silenzio, starti accanto
udendo l’acqua battere alle rive.


Alfonso Gatto

2 commenti:

  1. Una sera di nuvole, di freddo
    e di luce che spiega ad altro il senso
    della mia vita, questo vago accordo
    di memorie in sordina, sottovoce
    di me, di te, poveramente assorti.

    Si resta a volte soli nella veglia
    di un racconto sospeso, allora soli,
    ignoti l’uno all’altro, ed ora uniti
    dal ricordo che un nulla ci divise.

    Il rammarico punge, se mi dici:
    «bastava che quel giorno…», ti sorrido
    con la mesta sfiducia di sapere
    che mai giunsi per tempo, che geloso
    di te, del tuo passato, almeno vedo
    il tuo sguardo d’amore al primo incontro.

    Ma forse è giusto credere che allora
    tu m’avresti perduto:
    come un ragazzo che si lascia indietro
    nella paura d’essere felice.

    Alfonso Gatto

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