lunedì 6 marzo 2017


oppure, per quali tetti
aprire gli scuri
o a che ramo apparteneva la foglia già ocra,
apolide e inanimabile,
e a chi è stato dato l'increscioso permesso
di fermare il viaggio
del povero cristo con la manica sporca di grasso
o il dolore granito che sbuca
da sotto la sua porta,
lenta chiazza d'olio
che gambizza ogni fuga
o chi ingravida i polmoni di sola aria bassa
e trascina per un braccio i giorni
abrasi, scoprendo le ossa della ginocchia;
chi è estraneo all'altrui gioia
e chi
per quanto ancora osserva dalle tendine del treno
scappare la sua terra,
insetto sordo e di bellezza bugiarda
lascia in volo beffardo gli occhi
prigionieri dei vetri
a incrociarsi con se stessi, storti
come negli specchi delle giostre
chi induce a tastarsi la mano
se sia diventata oblunga ,
piovra in salamoia,
oppure a quali case
bussa l'uomo dal cuore in bocca
di cui non s'intende la parola
che pure ripete e ripete
l' unico verbo imparato, all'infinito di ancora.

oh, sia dato a ciascuno una razione di ragione
una breve rincorsa per afferrare il bouquet della sposa
un granello di zucchero sulla lingua
come ai bambini prima della medicina,
s'inganni la furba paura
la vera paura
di sfiatarsi a chiamare un cielo
che non ha premura
di nuovo chiarore
o almeno si scorga una fessura
come quella nella chiesa più povera
da cui pendono le vesti sbiancate di un dio
alchimista, che restituisce la perduta vista
la pietruzza che stringevi in mano
il tuo unico tesoro, davanti al mare
l'apparizione di una tenace ginestra.

*

- mi riassumi la tua presenza?-

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