Un poeta si china sulle sue poesie, ne ha fatte venti. Sfoglia una pagina dopo l’altra e trova che ogni poesia risveglia in lui un sentimento tutto particolare. Si tortura penosamente il cervello per scoprire cosa sia mai quel non so che di sospeso sopra o attorno alle sue poesie. Preme, ma non viene fuori niente, spinge, ma non esce nulla, tira, ma tutto rimane qual è, vale a dire oscuro. Si abbandona sul libro aperto tra le braccia conserte e piange. Io invece, quel briccone di autore, mi chino adesso sulla sua opera e scopro con infinita disinvoltura qual è il mistero. Si tratta molto semplicemente di venti poesie, di cui una è semplice, una pomposa, una magica, una noiosa, una commovente, una deliziosa, una infantile, una molto brutta, una bestiale,
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