martedì 9 gennaio 2024

 «Tra gli infiniti modi di cedere alle lusinghe dell’amore, uno resta il piú inspiegabile: quello in cui la passione ha inizio nel primo e irrevocabile incrociarsi degli sguardi. Qualcosa che somiglia all’origine dell’universo. Il Big-Bang. Prima era il caos, solo dopo, dopo quell’esplosione imprevedibile, comincia a respirare il battito cosmico. Prima c’era il nulla e solo dopo c’è la luce. La gemma, l’uscita dalla dormienza. Il blu e il bianco delle ortensie per le strade di Dublino. James in seguito scrisse a Nora che quella sera, quel 16 giugno, lei aveva fatto di lui il vero uomo che fino ad allora non gli era riuscito di diventare. Fu sorpreso soprattutto dal suo modo di attenuare le fragilità e il carico di memorie con cui si era presentata e offerta a lui. La fisicità e la dolcezza. James non poté fare altro che abbandonarsi e credere ciecamente a quella donna. Nora, d’altro canto, decise di abbandonare per sempre la sua vita di Galway. Invece di separarsi, come accade quasi sempre ai protagonisti degli amori estivi, i piú effimeri di tutti, Nora e James, ai primi di ottobre, fuggirono insieme dall’Irlanda riuscendo a ingannare il cinismo di Dublino. Anni dopo quella notte, quando James si mise a scrivere il romanzo a cui avrebbe dedicato quasi tutte le proprie energie, decise di farlo iniziare e terminare nell’arco di ventiquattro ore: il 16 giugno dell’estate del 1904. In copertina, nella prima edizione, c’erano il bianco e il blu. I colori delle ortensie di quei giorni a Dublino».

Federico Pace, La più bella estate, Einaudi

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