giovedì 24 novembre 2022

 Ci diciamo l'oscuro ci amiamo l'un l'altra come papavero e memoria

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Io vinsi, perdetti, credevamo ad oscuri prodigi, ci reggeva, inscritto grande nel cielo, il ramo, e crebbe fino alla luna, un mattino si alzò nell'ieri, cogliemmo quel lume, io piansi nella tua mano.
Io ho, poi, guardato ancora una volta dal treno, anche tu ti sei voltata a guardare, ma io ero troppo lontano. Attendere: anche questo ho considerato. Ma non significherebbe anche attendere che la vita in qualche modo venga verso di noi? E la vita non ci viene incontro, Ingeborg, attendere che ciò accada sarebbe per noi il modo meno adatto di esserci. Esserci, si, questo noi possiamo e ne abbiamo il diritto. Esserci – l’uno per l’altro. E anche se sono soltanto poche parole, alla breve, una lettera, una volta al mese: il cuore saprà vivere.
Paul Celan

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Perché non senti che ho voglia di venire da te, con il mio cuore matto, confuso, sconclusionato, che ogni tanto continua a lavorare contro di te?
Lentamente comincio a capire perché con tanta tenacia mi sono difesa contro di te e, forse, non smetterò mai di farlo. Ti amo e mi rifiuto di amarti, questo è troppo ed è troppo difficile, ma prima di tutto ti amo. Mi sono iscritta dentro di te per la vita, una gravidanza che non si può portare a termine. Ci sono giorni in cui vorrei soltanto andare via e venire a Parigi, sentire come tu afferri le mie mani e mi tocchi con i fiori e di nuovo non sapere da dove vieni e dove vai. Per me tu vieni dall’India o da un paese ancora più remoto, scuro, bruno, per me tu sei il deserto e il mare e tutto quanto è mistero.
Ingeborg Bachmann, lettera a Paul Celan in Troviamo le parole - lettere 1948-1973

Troviamo le parole - lettere 1948-1973 Ingeborg Bachmann, Paul Celan

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