mercoledì 8 luglio 2020


L’ultima notte che visse –
Era una notte comune –
Salvo il morire – che a noi
Mostrò la natura diversa –
Notammo le minime cose –
Le cose trascurate fino allora –
Da questa grande luce nella mente
Come se fossero scritte in corsivo.
Entrando e uscendo tra quella
Sua stanza finale e le stanze
Di chi sarebbe stato in mezzo ai vivi
Domani – noi sentimmo come colpa
Che altri potessero esistere
E lei finire – ma anzi
Fu una gelosia che per lei sorse
Così vicina all’infinito –
Al suo trapasso assistemmo –
E fu un esiguo momento –
Troppo scosse le nostre anime erano
Per parlare – finché non giunse il segno.
Ebbe un ricordo – lo dimenticò –
Poi – lieve come una canna
Flessa sull’acqua – appena contrastò –
Acconsentì – e fu morta –
E noi – noi le aggiustammo i capelli –
Le alzammo eretta la testa –
E poi un tremendo agio sopravvenne
Per regolare la nostra fede –


L’ultima notte che visse, Emily Dickinson

2 commenti:

  1. Leggi la casa degli angeli spezzati,di Urrea. Anche quella è una veglia di finnegan molto particolare ( struggente e buffa nel contempo )

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