(...)
Avrebbe avuto oppure, la stanza, una cameretta mai finita, un ostacolo, dove la morte viene a trovarti la notte (se no quando) e ti parla per ore di queste cose che non finiscono – lei poi – sospese, provvisorie, precarie, sempre trasformate in assillo o pena, sempre ricominciate, dove tutto deve ritornare, dimenticare quanto lavoro amore c’è stato, farsi sottile inconsistente, sgonfio ripetersi ancora, instabile, deficiente. La morte sbaraglia quel posto, quelle volte, e ti racconta una favola che calma a forza in fantasie di conchiusione. Sei così ferma ora, gli uccellini che cantano l’alba stupidi.
Silvia Molesini
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