venerdì 17 gennaio 2020

Sera piovosa
a metà dicembre
mi accosto all'auto di mio padre
chiedendomi per quanto tempo
ricorderò.La macchina non parte. Collega
i cavi alla sua batteria,
poi alla mia senza guardare dentro
me e nemmeno la piccola. L'acqua imperla
il parabrezza, il segnale stradale,
la sua giacca blu leggera. Scenderei adesso
a provare che posso stargli accanto
al freddo, ma mi ha detto di restare
con la bimba. La avvolgo
nella coperta e le guardo fissa
per un tempo che pare interminabile
dentro la bocca sdentata,
desiderando che fosse mia. Le do
un'arancia, ammorbidita prima nella mia bocca,
masticata piano finché il succo non mi scorre
lungo le dita quando lo spremo
nella sua bocca. Cosa potrebbe mai importare
a qualcun altro che passa rientrando
in famiglia, con la radio che sommerge
il rumore dell'acqua e del respiro
su tutte le strade legate alla sua?
Ma salvare un'anima è quanto
di più vicino a Dio vi sia.
Pensate a Noè che prende un piccolo merlo
da un nido. Pensate a un falegname
che cresce un figlio non suo.
....
Fatemi ricominciare.
Voglio essere santo. Sotto la pioggia
mi accosto all'auto di mio padre
con la figlia piccola della mia ragazza.
Era incinta quando ci siamo conosciuti.
Ma facevamo l'amore. Facevamo
l'amore sotto stelle e perline
mentre il bebè scalciava tra di noi.
Forse un uomo la cui figlia piccola
gli assomiglia, la cui moglie aspetta
mentre lui guida verso casa sotto la pioggia
e nel buio, forse quell'uomo
direbbe che sono matto. E allora?
una cosa ricorderò
tutta la vita. E' piccola
e sacra come la bocca
di un bebè. E' ineffabile.
Quando la sua auto non si rimise in moto
mio padre salì accanto a noi
mi tolse l'arancia dalle mani,
prese la piccola tra le braccia.
Nel 1974, quest'uomo incontrò mia madre
per la prima volta mentre piangevo o dormivo
nella stessa città che ci accoglie
stasera. Se mai racconterete la mia storia,
dite che quello è l'anno in cui sono nato.

Terrence Hayes

Nessun commento:

Posta un commento