sabato 8 dicembre 2018

Senza déi e mostri, l'arte non può mettere in scena la sua rappresentazione teatrale. I suoi momenti più profondi esprimono proprio questa frustrazione. Quando si cominciò a considerare questi esseri fantastici come pure superstizioni, e si smise di rappresentarli, l'arte precipitò nella malinconia. Divenne l'amante dell'oscurità e si impegnò di nostalgia per un mondo immerso in una costante penombra.
Tra tutte le opere prodotte nei secoli in cui l'artista accettò come soggetti della propria arte elementi tratti dal mondo visibile quotidiano, le più grandi, a mio parere, sono le rappresentazioni della figura umana, colta singolarmente in un istante di immobilità assoluta.
Tuttavia la singola figura non è in grado, come movimento delle membra, di suggerire la propria angoscia per la consapevolezza della morte e l'insaziabile sete di vita che a essa si contrappone. E neppure è possibile vincere la solitudine. Molteplici solitudini finiscono casualmente in spiaggia, in strada o nel parco, solo per formare un tableau vivant dell'umana incomunicabilità.
Non credo che sia mai stata questione di essere figurativi o astratti. Piuttosto si tratta di porre fine a questo silenzio e a questa solitudine, di dilatare il petto e tornare a respirare.


Mark Rothko, Scritti

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