martedì 17 aprile 2018

avvicinavi più che potevi la statuetta del bambino gesù, per vederlo in faccia, come ti guardava o se guardasse al di là della tua testa, ovunque lo girassi c'era un occhio che non ti mollava e la manina destra alzata come quando il prete finisce la messa, la boccuccia rosa geranio, forse un rossetto ma restava sconosciuto, non scalciava, non piangeva, nei libri indossava delle vesti a campana e lui dentro appeso come batocchio, tenuto su dal colletto a soffietto, era quasi sempre biondo, era sempre rubizzo, sanissimo come volevano le madri, grassoccio sui ginocchi, e la madonna lo ammirava in ogni momento e se invece lo teneva in braccio era pacatamente superba, immune da ogni miscredente, iride lucente con le palpebre a riposo come osservasse un soffitto e lo bucasse e facesse piovere dentro.

il problema era dove tenerlo fino a dicembre per non perderlo, le istruzioni era chiare, mettilo al sicuro, ma meno dove fosse questo posto, non chiedevamo, pareva assurdo non sapere un nascondiglio, noi che ne eravamo piene e accorgersi all'improvviso che erano tutti inutili allo scopo, era scoperti da tempo, artefatti, immaginati forzieri, buchi, pile di lenzuoli pendenti, che ingenuità e umiliazione improvvisa, non possedere che cose sconsacrate, altri bambini ma molto più finti, disarmanti.

2 commenti:

  1. stesso problema mio, senza contare che Kelly, il pastore teutonico che fece un pezzo di strada con me, avrebbe potuto farlo a pezzo come aveva già fatto per il serpente e le pantofole dell'uomo ragno. Alla fine avevo pensato pure di mangiarmelo ( e non è detto che non l'abbia fatto )

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