venerdì 2 marzo 2018

Un colibrì giunse immutato
nel genere dei sogni,
si guardò intorno, guardò le persone lì
presenti, si dipinse le ali d’azzurro e disse
ai bipedi: io sono il cielo.
Il colore lo testimoniava.
Ma la gente non aveva prove.
Perciò taceva vile intorno alla bellezza
e dava a intendere di far diplomazia.
Si misero a far di conto, fecero calcoli e
alla fine comunicarono al colibrì
che s’era deciso che il colore,
in fondo, altro non era che illusione. L’uccello si stupì,
imparò immediatamente lo stupore
dagli umani, volò dai fiori color lillà,
si sedette e tirò fuori il libro delle magie.
Lo sfogliò per un po’ di volte avanti e indietro,
si tramutò in una farfalla,
si dipinse le ali d’azzurro e disse
agli umani: io sono il cielo.
Il colore lo testimoniava.
Ma i bambini nuovi non avevano più sogni.
Presero il miracolo parlante
tra le dita. Solo la polvere
li fece gridare di stupore. La farfalla,
nel frattempo, diventò gialla, volò nella terra primigenia
delle immagini, si riposò sui limoni che maturavano,
divenne un colibrì, giunse immutato
nel genere dei sogni,
si guardò intorno, guardò le persone lì
presenti, ed ebbe pazienza.

Marica Bodrožić
(traduzione di Anna Maria Curci)

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