mercoledì 22 marzo 2017

Ho coltivato una speciale diffidenza per chi si compiace di dire sempre quello che pensa. Temo quel tipo di persona che è pronta a scambiare per pensiero il moto casuale di tutto quello che gli passa per la testa e chiama sincerità l'incapacità di controllarlo. Quello che io chiamo pensiero non somiglia in nulla a un lampo illuminante, perché è il risultato di un delicato processo di risalita da certi fondali solo miei. Anche dopo avverto il bisogno di filtrarlo attraverso l'esperienza, una maglia che con gli anni si è fatta sempre più stretta. E comunque, nemmeno alla fine di questo percorso le cose che ho ragionato mi sembrano quasi mai pronte per essere dette. Per questo ho paura di quelli che affermano di dire tutto quello che pensano: il flusso scomposto di giudizi avventati, umori e temerarietà brucia allo stesso modo le labbra di chi lo pronuncia e le orecchie di chi lo ascolta, e lo fa nell'istante stesso in cui vi prende forma.

Michela Murgia, Chirù

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