lunedì 6 marzo 2017

fate salvi questi muri dove a lungo ho steso 
il nulla incolore, attingendo dal greto secco e dall'ansa del fiume; fate salve le grate del sole della stanza, barcollanti, vecchie materne stagioni e tenete cari i gradini, le graniglie come granaglie per i pasti scarsi della solitudine e le ombre della camera a nord, conservatele per i fantasmi da delicati occhi a cerniera; fate salva la fioritura che spia bianca dalla cucina, le noci dei giochi che rotolano nella piazza vicina, i cento venti della nostalgia che s'infilano sotto le porte come lettere senza il vostro nome; e fate salva questa casa tutta deposito di mele, archivio di ricordi discordi, spiaggiate balene, salvezze temporanee, tirate a braccia fuori dai giorni, come zuppe reti.

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