venerdì 3 febbraio 2017

sciorinavi la tua cantilena mattutina e poi scivolavi;
prima ancora avevi fuori uso le mani
e nessuna presa sul giorno
ti apparve la conseguenza perfetta
di ogni mancanza di strada, della città
che galleggiava come un giocattolo
tutto coperto di istruzioni
ma lo stesso al largo, pericoloso, indigeribile,
gonfio di fiato gelato
trappola per delfini e filamenti corallini.

*

sentivi i bambini
dei cortili
vociare la sera
le loro regole ineluttabili
ti taglio un piede oppure la gola
sei fuori per sempre
e ogni bestialità che si finge
di portare a termine
per dissanguare chi perde:
poi ridevano forte se la partita andava a monte
e chissà se di notte
si chiudevano a lucchetto, come me, tra le braccia di una madre
mai troppo forte, mai ferrata in quelle precauzioni
che si dovevano adottare per altre sere,
e altre sere, tutte quelle che si percepivano
come un mare nero, ululante, imprevedibile.

*

ho un grande occhio alle spalle:
quel giorno si accorse
che camminavo verso un vuoto
e giravo nello stornello
lo vidi
fiammeggiare
di una ragione, quasi la scoperta del nobel,
mi tenne una relazione
su quanto ero parsa ridicola, una comica?
avrei voluto gioire anche io di quella verità
mi veniva chiesto di guardare nel microscopio
un pezzetto di cuore
una fibretta in tutto
il torto dna
ma ebbi orrore
mi mancò la meraviglia
di tanta vita provata in ogni singola cellula.

*
quel pane razionato
che in mano al tuo vicino di tavolo
sembra grande come il creato.



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