martedì 9 luglio 2019

Dimmi che cosa ho perduto
dimmi in che cosa mi sono perduto
e perché così tanto, quasi tutto
ho lasciato a piè del muro –
oh fastelli scrigni fardelli di rovi e poi là
gemellari luci, auricolazioni nell’infinito pomerio
Da sempre vi inciampo, in qualcosa di combattuto
vinto ribelle e comunque muto-lussazioni
nei baluginii del pomerio
Dimmi quale e che modo di collassarsi
Dimmi quale lingua ho perduto e lasciato collassarsi
Dimmi in che lingua ho perduto ho collassato
e perché in questa cinta amata per la sua tanta perdita
mi sono aggirato senza mai perdermi
ma pur sono stato perduto da alcuni da alcuno
Dimmi perché ogni nervo d’erbe verdissime su
dal collassato campo di mura e pomerii
percepisca quel che io non percepisco
nello sfatato, nel collassato, nel simil-nato
in cui mi sono guadagnato e ripetuto
Dimmi perché questo disamore per sempre
mi porta davanti all’amore creduto perduto
e a dorso del sempre io mi
allontano dall’amore creduto perduto –
amori raccattati come filìi di sputo,
invasione, luogo invasato
tutto nel rivolgersi al mio iato
Dimmi: e poi non fa niente: chinato sul pomerio
all’impari, sotto sbilancio o sfratto dall’alto stato
dei cieli: forzano a mille danari
succhiano da mille prede offerte luminarie
ho avviato là qualcosa di mio
a scorrere davanti a me
a qualificare profondità-ruine
mondi, occhieggianti divine latrine –
mi sono adeguato a voi divote
e umili demarcazioni territoriali
deposte da quanto è più chimicamente animale –
e mi apriste in incalcolabili avanti
afferendomi ai collassati cieli ai loro ammanchi
palpitanti!
Dimmi perché adorando questa perdita secca
o riducendo a più non posso o riducendo
e basta
o
non badando a remissione, mutuo, sostituto, oh,
come accucciato accucciato
o divaricato divaricato
dal mio proprio collassato mi sono evoluto
sì che potrei con le mie parti infime
del brillio dell’oscuro lo stato vero assumere
e oralità e orazione infine adergere
essere – in esse – chimico segno pomo ponfo
mai prima individuato
dentro la folata del crepuscolo del
rilasciato dell’affrancato del defenestrato
al di là di labbra e nari
su instabilità di pomeri
di legenda di agenda e luminarie.
.
Andrea Zanzotto, Tutte le poesie, Mondadori

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