giovedì 1 novembre 2018

LI
Devozionale è la tua traduzione
che vai limando con le guance accese.
Lo so: cerchi rifugio dall’orrore,
ma l’imboscata, quella, sa aspettare.
LII
Quando ti vieni a noia e il fustigare
è un lusso superato un passatempo
(la porta, raggelata fantasia)
neanche la rabbia resta a foraggiarti.
LIII
Seduta all’anteprima della fine
ti disarciona sorte, ma da cosa?
Non hai un palchetto e dalla galleria
generici s’affrottano, tuoi pari.
LIV
Nel fondo solitario, in una baita
siede e balbetta apolide in gramaglie
la vecchia maglierista. Più nessuno
ascolta il ticchettio dello strumento.
LV
Anch’io come in Arcadia vorrei stare
o come Biancaneve nel cartone,
ma ascolto le cicale intabarrata
nella zimarra opaca del garzone.
LVI
Appronti con fervore il fortilizio,
scavi fossati, piombi fenditure.
Mai più conoscerai l'amore immenso,
la gratuità sublime dell'idiota.
LVII
Mio padre coltivava le tagete
nell’orticello lungo il litorale.

Non la capivo, allora, devozione,
mutevole com’ero e come sono.
LVIII
Il compagno segreto rigattiere
mi invita a sgomberare il ripostiglio
dalle baldanze e dalle pie intenzioni.
In cambio mi assicura il disincanto.

Anna Maria Curci
(31 luglio 2015 – 11 settembre
2015)

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