sabato 19 agosto 2017

perdonami, ho telefonato per dirti è impossibile:
ho visto la tua solitudine come una grande spada
il tuo assurdo equilibrio su un filo che si logora
la luce al neon della tua forza fragile tremare
al solo gioco delle mie parole,
mosto di vino che chiama fantasmi,
e alla mano che tenta così sottilmente un tuo brivido
sgretolarsi il tuo fiero nuraghe
castello in bilico, ecco
per dirti ho sentito tutto questo e ho avuto paura
di me di te
del mio egoismo che chiede senza lasciare un pegno
della tua dorata distanza di idolo indifeso
che attende l'incenso e le offerte.
per dirti addio torna indietro dimentica
le parole le attese le ansie e l'andare e venire
la pioggia sui vetri le strade che ci isolavano nel traffico
gli incerti abbandoni la rabbia la dolcezza
dimentica, non esisto, hai sognato, sono un altro:
ti chiamerò domani per dirti buongiorno
l'aria è fredda, hai riposato? che pensi
dell'ultimo libro di carlo, alla prima non c'era molta gente,
oh, gatta, abbi cura di te, e dunque buon lavoro arrivederci.
ho telefonato per dirti
questo soltanto, sono
un amico che passa e si ferma a scambiare
quattro chiacchiere e basta, ma ora
mi dici - pronto, sei tu? come stai? - e qui intorno
il viavai il rumore delle macchine il grido
del venditore ambulante si spengono, è notte, e tu sei
in una stanza in penombra ... mi chiamano ho fretta ma debbo
diamine fartelo questo discorso! sei tu? - mi ripeti dal fondo
e la chiarezza precipita, il giorno non ha più
la sua forza, ti dico perdonami
sono stato egoista a destarti
dalla tua quiete paziente, e lo sono,
perdonami perché non so non posso
fingere
e dico tutto d'un fiato troppo ho aspettato ti voglio,
accendi la mia estate
sul tuo tenero prato.

Luciano Luisi

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