sabato 15 luglio 2017

Prima di giungere alla conclusione, devo ora fare una necessaria delimitazione. La debolezza delle mie allusioni e delle mie argomentazioni sta inevitabilmente nel fatto che metto in discussione la tradizione della ragione nella quale sono stato educato – spero non con esito pienamente positivo – proprio con gli strumenti di questa stessa ragione, e che sarebbe forse più che ingiusto denunciare questa ragione in tutte le sue dimensioni. Chiaro è che essa – questa ragione – è sempre riuscita a diffondere anche il dubbio sulla sua stessa pretesa totalizzante, su ciò che ho chiamato la sua arroganza, insieme all’esperienza e al ricordo di ciò che ho chiamato la ragione della poesia, che non considero un’istanza privilegiata, un’istanza borghese. Essa può essere comunicata e proprio perché, nel suo aspetto letterale e nel suo incarnarsi, può avere talvolta un effetto sconcertante, può impedire o annullare il senso di estraneità o l’alienazione. Essere sconcertati ha certo anche il significato di essere stupiti o anche soltanto colpiti. E ciò che ho detto sull’umiltà – naturalmente solo per accenni – lo devo non a un’educazione religiosa o al ricordo di essa, che intendeva sempre “umiliazione”, quando parlava di “umiltà”, ma alla lettura, fatta negli anni giovanili e in quelli della maturità, di Dostoevskij. E proprio perché ritengo che il movimento internazionale verso una letteratura senza classi sociali, o meglio verso una letteratura non più condizionata dalle classi sociali, la scoperta di intere province di umiliati, di dichiarati scorie umane, sia la svolta letteraria più importante, metto in guardia dalla distruzione della poesia, dalla siccità del manicheismo, dall’iconoclastia di ciò che mi sembra lo zelo di chi non fa neanche scorrere l’acqua prima di gettare il bambino, appunto, con l’acqua sporca. Mi sembra insensato denunciare o glorificare i giovani o i vecchi. Mi sembra insensato sognare vecchi ordini sociali che si possono ricostruire soltanto nei musei; mi sembra insensato fabbricare alternative del tipo conservativo-progressista. La nuova ondata della nostalgia, che si aggrappa a mobili, vestiti, forme di espressione e scale di sentimenti, prova soltanto che il nuovo mondo diventa sempre più estraneo, che la ragione, sulla quale abbiamo edificato, nella quale abbiamo confidato, non ha reso il mondo più familiare, che anche l’alternativa razionale-irrazionale era una falsa alternativa. Qui ho dovuto tacere o sorvolare su molte cose, perché un pensiero porta sempre all’altro e perché ci porterebbe troppo lontano misurare ciascuno di questi continenti. Ho dovuto sorvolare sull’umorismo, che non è un privilegio di classe e che tuttavia è ignorato nella sua poesia e nel suo ruolo di nascondiglio della resistenza.

Heinrich Böll, parte del discorso pronunciato al conferimento del premio Nobel, 1972
traduzione di Anna Maria Curci

Nessun commento:

Posta un commento