venerdì 14 luglio 2017

mi sgrida questa poesia
senza l'uomo del dormitorio
il giovane zoppo
che non guarda nessuno
solo il raggiungere di lancetta
l'appaiata dei piedi
e come si sia consumata
una scarpa più dell'altra
ma se fossi capace
di sbrecciare la rete luccicante
a cui le dite si aggrappano fino al viola
vorrei dirgli, facendo voto di buon ricordo,
che lui è mio padre
che si trascina la sua gamba
e lascia un'impronta sola
senza alcuna impazienza
la attendeva come quando preparava
il campo ad ottobre
e dall'aratura saliva tutta insieme
l'estate fermentata
grassa
se recuperassi senza piagnistei
la dignità del guardare senza pena
senza voler compiere alcun miracolo
di bassa lega
di bassa immaginazione
perché un mostro ride meglio dell'altro
e chissà quanta allegria
dai solitari mi perdo.

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