sabato 17 giugno 2017

il fiore di sopra è stato innaffiato
e così via così via fino al marciapiede di sotto
il pigolio
di pioggia di una sola goccia
che una sola rosa viva.

*

ho maturato tre giorni informi
covandoli tra panni e detersivi
una lavandaia inginocchiata
come le zie al fosso, forse la loro prima foto,
grandi lenzuola per giganti come eravate una volta
come da sotto il tavolo vedevo i vostri piedi
che al settimo giorno erano di africani o di cuoio
erano anche di più di quanti eravate
vi erano spuntati come il filare
tra terra e letame
e così queste ore con l'orologio che si ferma
e riparte da solo
ogni minuto ho lavato un vuoto, un altro vuoto,
finché stava dritto
come un dio e i suoi bianchi verticali
tra albero e uomo.

*

non scriverò poesie al presente per te
come farebbe uno sconosciuto,
per questo ci vuole
un dolore o un assurdo
sdilinquente
gesto
una memoria di ferro
contro il mio smemorato
bellissimo passato prossimo.

*

ho sparso la voce
della casa
ieri una mi ha risposto
di essere quasi pronta
non ha voluto dirmi chi fosse
per ora la immagino
con quattro ombre
e un rettangolo di prato verdognolo
chiazzato come un rospo
con un'altra vecchia che parla dal balcone
di iniezioni e cuore malandato
a cui rispondo sempre
mentre entro nella cucina arancio
e sposto il piatto sporco
e aspetto che apra il bar di sotto
e che ogni mese tra quelle mura
sia un settembre tra le tue mani,
ben riposto.

*

stiamo scomparendo?



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